giovedì 11 dicembre 2014

“Passami il sale” la chat a tavola

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I figli chattano col cellulare a tavola e la reazione del padre è GENIALE!

Pass The Salt” (=“Passami il sale”), è il titolo di questo cortometraggio ideato da Matthew Abeler, studente di comunicazione mediatica ed elettronica alla Università di Northwestern.
Il video vuole portale l'attenzione sull'influenza della tecnologia sulle relazioni.
Uno stimolo alla riflessione su come i social media abbiano estraniato le persone dalla realtà che li circonda, una società dove i rapporti sociali sono stati sostituiti da sms e comunicazioni indirette di qualsiasi genere.

Un modo sicuramente originale e simpatico per far capire alle nuove generazioni che la vita non è Facebook, non è Twitter e ne tanto meno Whatsapp. La vita non è rinchiusa all'interno di un contenitore elettronico, indubbiamente un mezzo utilissimo..ma pur sempre un mezzo e non un fine!
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lunedì 8 dicembre 2014

L’ansia di far primeggiare i figli: Dove portano i genitori spazzaneve



Dove portano i genitori spazzaneve

Gli inglesi li chiamano «genitori spazzaneve». Perché «ripuliscono ogni cosa davanti ai loro figli in modo che nulla possa andare loro storto e possa minacciare la loro autostima». Succede a Londra, al collegio femminile di Saint Paul dove la direttrice Clarissa Farr, racconta al Times, ogni giorno si imbatte in madri e padri vittime di «ansia frenetica che fa loro rifiutare l’idea che i propri pargoli possano arrivare secondi». Il che si traduce in «bambini iperprotetti e incapaci di affrontare un fallimento».
Succede anche in Italia. Dove schiere di genitori arrivano da insegnanti e presidi e «giustificano, minacciano, mentono perfino pur di proteggere gli amati figlioletti da una punizione». Succede all’asilo e si va avanti fino alle superiori. Perché «la scuola è il nemico». Riflette Daniela Scocciolini, per oltre quarant’anni insegnante e poi preside del liceo Pasteur di Roma: «La tendenza a prevenire ed evitare qualsiasi difficoltà ai figli è diventata patologica: padri e madri sono del tutto impreparati ad affrontare gli insuccessi dei figli, non ci si vogliono trovare perché non sanno come uscirne».
È come se dicessero: «Non create problemi a mio figlio perché li create a me». E allora, «la soluzione più facile è dire sempre sì, spianare la strada: sono “genitori non genitori” che rinunciano a priori a educare i propri figli cercando di semplificare loro tutto». E la colpa di ogni insuccesso, dice Innocenzo Pessina, ex preside del liceo Berchet di Milano, 43 anni tra scuole di periferia e centro,«è data sempre alla scuola, così si arriva ai ricorsi al Tar per bocciature e brutti voti». Bisogna «insegnare ai ragazzi a confrontarsi con la realtà, aiutarli nelle strade in salita, faticose e impegnative, ma non sostituirsi a loro». I genitori, conferma anche Micaela Ricciardi, preside del liceo Giulio Cesare di Roma, sono «apprensivi e ai figli trasmettono una grande fragilità». L’unica strada è parlarci: «Dico loro di tenere la distanza: siate dei punti di riferimento, ma lasciateli sbagliare, solo così cresceranno responsabilizzati».
Ma c’è anche «l’ansia frenetica» di far primeggiare i figli ad ogni costo, la «ricerca del successo» con l’idea che chi sbaglia sia un fallito: «Crea tanta infelicità tra i ragazzi» dice Silvia Vegetti Finzi, psicoterapeuta che dal blog «Psiche Lei» su Io Donna osserva ogni giorno genitori-figli-scuola:
«Questo dilagare degli adulti sui figli fa solo male: si trasmettono aspettative e stereotipi per indirizzarli dando un’idea di competitività anziché di realizzazione di sé».
E magari alla fine nessuno è contento: «Forse anche per la crisi economica — dice Vegetti Finzi — i genitori sono più ansiosi per il futuro e si sostituiscono ai figli, come se dicessero: “Scelgo io per te” e preparano loro le strade da seguire». E allora? «Lasciateli liberi — conclude la professoressa —, ritiratevi progressivamente lasciando la vita di vostro figlio a lui, inclusi fallimenti ed errori».

di  (Corriere della Sera)

lunedì 6 ottobre 2014

Così ci spingono a comprare

L’arte di convincere i consumatori ad acquistare è diventata una scienza. Che si basa su studi psicologici, indagini sul comportamento, tecnologie d’avanguardia.

Leggete quest'articolo di FOCUS: interessante, no?


L’arte di convincere i consumatori ad acquistare è diventata una scienza. Che si basa su studi psicologici, indagini sul comportamento, tecnologie d’avanguardia: colori, profumi, trucchi e strategie.
Viaggio nei meandri del neuromarketing, la disciplina che ci muove a consumare. 

RTX9338PJS. Strana la sigla, ancora più strano il prodotto: una bomboletta spray che contiene aroma di cheeseburger al bacon. Lo stesso che spruzzato abbondantemente nei condotti dell’aerazione dei fast food fa vendere più hamburger. Mentre i clienti si inebriano di quello che credono odore sincero di barbecue e invece, senza saperlo, si arrendono all’ultima frontiera del marketing: il sensory branding.

Profumo d'acquisto
Di che si tratta? In breve di una serie di strategie a cui sono sottoposti i nostri sensi di consumatori. Nei fast food e non solo.
Nel 2007 lo psicologo Eric Spangenberg ha per esempio scoperto che diffondere profumo di vaniglia in un negozio di abbigliamento femminile faceva raddoppiare le vendite. E gli ingegneri di una nota azienda di caffè solubile hanno fatto gli straordinari per realizzare barattoli in grado di rilasciare la massima quantità di profumo quando si apre il coperchio. Facile? Mica tanto: il caffè liofilizzato infatti di suo odora poco. Ma noi consumatori questo non dovremmo saperlo. Così come dovrebbe sfuggirci il motivo per cui il banco del pane, nei supermercati, 9 volte su 10 si trova vicino all’entrata (l’odore del pane fresco stimola il nostro appetito e ci fa percepire come freschi anche prodotti che non lo sono).
Il colore dei soldi
E l’olfatto non è l’unico senso ad essere preso di mira. Avete fatto caso che il guscio delle uova negli anni è diventato marroncino, da che era bianco? Non è una mutazione genetica delle galline, ma ancora una volta una trovata degli esperti di marketing. Il marroncino pare richiami scenari bucolici, e vende di più. E si accompagna meglio al giallo carico di certi tuorli, anche esso poco casuale: per ottenere uova così, lo sanno bene gli allevatori, basta dare vitamine alle galline. Ma vuoi mettere l’effetto nel piatto?
Il libro dei segreti
Di questi e altri inganni sensoriali si parla nel libro Neuromarketing (Apogeo editore). L’autore, Martin Lindstrom, è uno dei più grandi esperti al mondo di seduzione delle merci. In 228 pagine svela cosa ci spinge ad acquistare un prodotto piuttosto che un altro e quali strategie usano i grandi marchi per accalappiarci. Nulla infatti nel mondo dello shopping globale è frutto del caso, quanto del lavoro di persuasori che ogni giorno ci mettono alla prova con trovate subdole e geniali.
La religione dell'iPod
Di esempi Lindstrom ne fa tanti. C’è chi come la Apple punta sull’effetto religione, allestendo negozi come fossero cattedrali tecnologiche ed eventi scanditi secondo una precisa liturgia (ve lo ricordate Steve Jobs con l‘iPad in mano, come fossero le tavole della legge di Mosè?). E chi, come lo stilista Calvin Klein, si fa pubblicità con dei manifesti erotico-scioccanti che mirano dritto al nostro senso del pudore. Anche se - sorprendentemente - spiega Lindstrom non è il ricorso al sesso ad attirare la nostra attenzione, di quello forse siamo anche stufi, ma la provocazione in sé. E il fatto che se ne parli.
Come cavie da laboratorio
Qualcuno potrebbe pensare che si tratta di leggende metropolitane, raccolte da un critico della società dei consumi. Non è così. Lindstrom tutte queste cose le sa perché svolge egli stesso ricerche sui consumatori per conto dei grandi marchi. Veri e propri esperimenti che, come racconta in Neuromarketing, richiedono addirittura l’uso di strumenti medico/scientifici come la tac o la risonanza magnetica per scoprire cosa succede al nostro cervello quando ci troviamo in presenza di un prodotto sugli scaffali del supermercato o quando assistiamo a uno spot in tv.
E allora perché scriverci un libro? La risposta la da lo stesso Lindstrom nell’introduzione: “… quante più aziende conosceranno i nostri bisogni e i nostri desideri inconsci, tanto più utili potranno essere i prodotti che potranno mettere sul mercato”. Insomma anche il marketing ha un’anima.

sabato 27 settembre 2014

Tutti i lavori che hanno un futuro e quelli che svaniranno



Interessantissimo articolo di un'indagine che ci proietta nei lavori del futuro, dateci un'occhiata...

http://www.panorama.it/economia/lavoro/lavori-futuro/

Occhio soprattutto a i 10 mestieri in via d'estinzione!!
Idee di riqualificazione e nuove vie???  

venerdì 22 agosto 2014

Ice bucket challenge...

Non metto in dubbio lo spirito iniziale di questo gesto (anche se forse più di qualcuno lo fa per farsi pubblicità), certo è che quest'immagine fa riflettere...


Magari ci sono altre strade per sensibilizzare l'opinione pubblica. Che ne dite?

martedì 12 agosto 2014

La Prossemica

Distanze fra corpi

Tutti gli animali vivono in una sorta di area virtuale che rappresenta la loro intimità e che ha il raggio della distanza di sicurezza, cioè quella che consente di difendersi da un attacco o di iniziare una fuga. Negli uomini, essa è di circa 60 cm., cioè la distanza del braccio teso.
Quest'area è un dato di natura, mentre la sua dimensione e il suo valore di intimità sono condizionati dalla cultura perciò variano: l'infrazione alle regole "prossemiche", cioè al codice che regola la distanza interpersonale, può generare una escalation, cioè far interpretare come aggressivi e invasivi, quindi causa di una reazione adeguata, dei movimenti di avvicinamento che non hanno questo significato nella cultura di chi li ha compiuti.
Vediamo qui di seguito come vengono interpretate nelle varie culture le diverse maniere di avvicinarsi e di porsi in presenza di un altro o di altri.

Forma di contatto
in Italia
In altre parti del Mondo
Contatto frontale
la sfera dell'intimità è data dalla distanza di un braccio teso
Nord Mediterraneo: chi si avvicina troppo invade il campo dell'altro, mettendolo a disagio (sensazione di aggressione)
Sud Mediterraneo: la distanza si riduce, chi parla tocca spesso l'interlocutore sul petto o sul braccio
Culture Occidentali: i due interlocutori restano a distanza di un doppio braccio
In Giappone e a Mosca: lo spazio personale è molto ridotto e quindi il contatto è obbligato e non si dice mai "permesso?" o "scusi!"
Contatto laterale
Soprattutto al Nord, è escluso l'eccesso di contatto fra uomini, visto come esibizione di omosessualità o ubriachezza
Nel resto d'Europa: come in Italia
Altre culture mediterranee: anche i maschi si prendono a braccetto tra di loro
Paesi arabi: i maschi si prendono anche per mano
Alcune zone dell'Oriente: sopravvive l'abitudine di prendersi per mano tra persone dello stesso sesso
Giappone: prendersi a braccetto, camminare molto vicini, a contatto di spalla dà una connotazione sessuale
Turchia e zone eurasiatiche: mettere la mano sulla spalla di uno straniero significa "Caro ospite, lascia che ti guidi"
Bacio
Due baci sulle guance tra donne o tra donna e uomo sono sempre ammessi, tra uomini solo in casi eccezionali (ad es.: condoglianze)
Giappone: un bacio in pubblico, anche tra padre e figlio, è escluso categoricamente
Turchia e altre culture medio-orientali: il bacio è d'obbligo anche tra giovani maschi
Spazio personale nel luogo di lavoro
Il luogo chiuso indica maggior prestigio ma anche maggior rispetto degli altri; il visitatore deve bussare ma spesso non attende la risposta "avanti"
Giappone: preferiti, anche ad alti livelli gerarchici, gli spazi aperti in cui esibire il proprio ruolo
Popoli nordici: interpretano lo spazio aperto come una mancanza di rispetto, "Me ne frego di disturbarti"
Germania o Stati Uniti: il visitatore comunica rispetto per il territorio altrui tenendo la mano appoggiata allo stipite, ma i tedeschi di solito tengono le porte chiuse, mentre gli statunitensi aperte