Pan Am
La Pan American World Airways, nata nel 1927 come servizio di idrovolanti, è entrata in breve tempo nella lista delle maggiori compagnie aeree Usa. È stata la prima a fare largo uso di aerei a reazione e la prima a dotarsi di Boeing 747 e la prima, alla fine degli anni ’60, ad introdurre un sistema computerizzato per la gestione e la prenotazione dei voli. Pochi anni dopo, complice la crisi energetica, Pan Am ha cominciato ad accusare colpi che è riuscita ad ammortizzare sempre peggio, confrontata con il crescente numero di concorrenti. Il dirottamento del volo Pan Am 73 (1986) e l’attentato sul volo Pan Am 103 (1988) hanno contribuito al tramonto dell’azienda, avvenuto nel 1991. Close
sabato 22 dicembre 2018
lunedì 5 novembre 2018
Colossi che si credevano intramontabili (5)
Kodak
La Eastman Kodak Company, più nota con il nome di Kodak, esiste ancora. Nata nel 1888 ha legato il proprio nome alla fotografia, grazie alle macchine fotografiche, alle pellicole e agli strumenti per lo sviluppo delle foto. Nel 2012 è entrata in amministrazione controllata, ad un passo dal fallimento, uscendone a fine 2013 dopo avere fatto a meno di apparecchi e pellicole, affidandone la produzione in licenza ad aziende terze. Oggi è concentrata sui sistemi di stampa industriali, sensori per display touch e diversi prodotti chimici. Non è più la Kodak che entrava nelle nostre case grazie a rullini e fotografie.
La Eastman Kodak Company, più nota con il nome di Kodak, esiste ancora. Nata nel 1888 ha legato il proprio nome alla fotografia, grazie alle macchine fotografiche, alle pellicole e agli strumenti per lo sviluppo delle foto. Nel 2012 è entrata in amministrazione controllata, ad un passo dal fallimento, uscendone a fine 2013 dopo avere fatto a meno di apparecchi e pellicole, affidandone la produzione in licenza ad aziende terze. Oggi è concentrata sui sistemi di stampa industriali, sensori per display touch e diversi prodotti chimici. Non è più la Kodak che entrava nelle nostre case grazie a rullini e fotografie.
lunedì 15 ottobre 2018
Lotta al bullismo
Picchia un compagno di classe, oltre la sospensione, i lavori socialmente utili con gli anziani in difficoltà per poi tornare in classe a raccontare l’esperienza
Il bullismo purtroppo è un fenomeno sempre più dilagante nelle nostre scuole, dove sempre più spesso i più deboli diventano vittime di scherzi, prese in giro e a volte vere e proprie violenze da parte di qualche ragazzo aggressivo e maleducato.
Sono sempre di più le scuole che danno il buon esempio su come dare una punizione rieducando i bulli, una tra questa è l’istituto tecnico Giuseppe Cerboni di Portoferraio, sull’isola d’Elba dove gli studenti beccati a compiere atti di bullismo non vengono solo sospesi, cosa che magari potrebbe anche fargli piacere, essendo un modo forzato attraverso cui saltare la scuole e le lezioni, ma vengono soprattutto mandati a fare lavori socialmente utili occupandosi dei più deboli, in questo caso, mandati a lavorare nella casa di riposo del paese, ad aiutare e stare tutto il giorno a disposizione degli anziani malati di Alzheimer una misura forte ma efficace, per fare veramente capire a questi ragazzi quale sia davvero la sofferenza e rendersi utili proprio per aiutare chi sta male.
E’ una misura che, oltre che punire, insegna cos’è la gratitudine, cos’è il dolore, cosa significa aiutare chi soffre, nulla infatti è più rieducativo che stare a contatto con la sofferenza altrui.
Infatti la punizione dovrebbe avere proprio la funzione di fornire un’altra opportunità di reinserimento, e non limitarsi all’espiazione di un castigo, come invece avviene nella maggior parte dei casi e che rende le punizioni molto spesso inefficaci.
Inoltre non finisce qui, finita la punizione, i ragazzi devono tornare in classe e raccontare ai compagni la loro esperienza e quello che hanno vissuto e provato e questa misura disciplinare fino ad ora sembra avere davvero fatto passare la voglia agli ex bulli, di comportarsi male verso i compagni più deboli, infatti degli alunni coinvolti in questo provvedimento disciplinare ed educativo, nessuno di loro ha più preso una nota per cattiva condotta o atti di bullismo.
Così come riportato da iltirreno.it, la parte sicuramente più interessante di tutto il progetto sono i resoconti finali dei bulli al resto della classe.
Un ragazzo sospeso per atti di bullismo ha poi raccontato:
Ma sugli stessi binari della scuola di Elba, sono sempre di più le scuole in tutta Italia, che affiancano alla punizione un momento di rieducazione e aiuto dei più deboli, in cui i bulli si mettono a disposizione del prossimo e di chi ha bisogno di aiuto.
fonte: iltirreno.it
Il bullismo purtroppo è un fenomeno sempre più dilagante nelle nostre scuole, dove sempre più spesso i più deboli diventano vittime di scherzi, prese in giro e a volte vere e proprie violenze da parte di qualche ragazzo aggressivo e maleducato.
Sono sempre di più le scuole che danno il buon esempio su come dare una punizione rieducando i bulli, una tra questa è l’istituto tecnico Giuseppe Cerboni di Portoferraio, sull’isola d’Elba dove gli studenti beccati a compiere atti di bullismo non vengono solo sospesi, cosa che magari potrebbe anche fargli piacere, essendo un modo forzato attraverso cui saltare la scuole e le lezioni, ma vengono soprattutto mandati a fare lavori socialmente utili occupandosi dei più deboli, in questo caso, mandati a lavorare nella casa di riposo del paese, ad aiutare e stare tutto il giorno a disposizione degli anziani malati di Alzheimer una misura forte ma efficace, per fare veramente capire a questi ragazzi quale sia davvero la sofferenza e rendersi utili proprio per aiutare chi sta male.
E’ una misura che, oltre che punire, insegna cos’è la gratitudine, cos’è il dolore, cosa significa aiutare chi soffre, nulla infatti è più rieducativo che stare a contatto con la sofferenza altrui.
Infatti la punizione dovrebbe avere proprio la funzione di fornire un’altra opportunità di reinserimento, e non limitarsi all’espiazione di un castigo, come invece avviene nella maggior parte dei casi e che rende le punizioni molto spesso inefficaci.
Inoltre non finisce qui, finita la punizione, i ragazzi devono tornare in classe e raccontare ai compagni la loro esperienza e quello che hanno vissuto e provato e questa misura disciplinare fino ad ora sembra avere davvero fatto passare la voglia agli ex bulli, di comportarsi male verso i compagni più deboli, infatti degli alunni coinvolti in questo provvedimento disciplinare ed educativo, nessuno di loro ha più preso una nota per cattiva condotta o atti di bullismo.
Così come riportato da iltirreno.it, la parte sicuramente più interessante di tutto il progetto sono i resoconti finali dei bulli al resto della classe.
Un ragazzo sospeso per atti di bullismo ha poi raccontato:
«Alcuni di loro non avevano più nessuno e parlavano da soli, con persone che non c’erano li ho aiutati nelle pulizie e poi li ho accompagnati a messa»
un’altra ragazza anche lei mandata ad aiutare gli anziani ricorda:
«Alcune signore hanno pregato per me perché diventassi più brava»
un terzo ragazzo confida:
«Non ho più la nonna ma tenendo compagnia ad un anziana signora è come se l’avessi di nuovo con me»
La promotrice dell’iniziativa all’istituto tecnico Giuseppe Cerboni è la pedagogista Silvia Dini, felice per il successo che questa “terapia d’urto” sta ottenendo sui ragazzi più aggressivi e fuori controllo.Ma sugli stessi binari della scuola di Elba, sono sempre di più le scuole in tutta Italia, che affiancano alla punizione un momento di rieducazione e aiuto dei più deboli, in cui i bulli si mettono a disposizione del prossimo e di chi ha bisogno di aiuto.
fonte: iltirreno.it
giovedì 11 ottobre 2018
Educazione civica esperienziale
Questo video dal Giappone mostra un esempio particolare di formazione esperienziale.
Potrebbe essere utile anche qui in Italia, magari con lo scarico abusivo di immondizie... spazio alla creatività! ;-)
venerdì 25 maggio 2018
Uno sguardo al futuro lavorativo...
Ecco un articolo molto interessante dove, si racconta, la formazione è la strategia per far fronte agli imminenti cambiamenti futuri.
«Più formazione per il lavoro che cambia» Il sociologo Marini: «Le imprese devono imparare a raccontarsi. Dopo Masterchef tutti vogliono fare i super-cuochi»
«Più formazione per il lavoro che cambia» Il sociologo Marini: «Le imprese devono imparare a raccontarsi. Dopo Masterchef tutti vogliono fare i super-cuochi»
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